In una bella e luminosa mattina di primavera, un giglio cresciuto sotto una sequoia vide per la prima volta una libellula!
Rimase colpito da quella strana cosa fragile, che con ali tremolanti volava silenziosa; curioso il giglio domandò: “Chi sei, una pianta o un uccello?”
Sconvolta dalla domanda, rispose la libellula: “Ma no sciocchino! Sono un insetto.”
Il giglio ci rimase male, tuttavia gli chiese: “Cosa fai tutto il giorno?”
“Volo” rispose la libellula, “vado in cerca di un ruscello per rinfrescarmi.”
Nel mentre che discorrevano passò la brezza, e chiese “Cosa fatte li a pontificare, non andate in assemblea? Dobbiamo decidere chi mandare in trincea.”
“Trincea? E cos’è?” chiesero all’unisono.
“In trincea si fa la guerra!”
Ma il giglio, candido com’era rivolto alla bellezza dell’universo, come pure la libellula, che danzava sul riecheggiare delle acque del ruscello, non sapevano proprio cosa si potesse fare in una trincea, cosi la brezza, sconsolata per tanto candore, volò oltre e lasciò il giglio e la libellula che sognavano ancora nel loro idillio d’amore.
La brezza volava in cerca di qualche animale che fosse disposto a fare il soldato, ma tutti nel sentire una parola che conoscevano bene e che li terrorizzava scappavano, e la brezza desolata non capiva questo loro atteggiamento appena sentivano la parola “uccidere”!
Cosi, volando sovrapensiero, raggiunse il ruscello e si fermò per godersi il refrigerio, ma nel mentre che sfiorava l’acqua quieta un pesce saltò fuori dai fondali e ammonì la brezza: ”Non entrare, l’acqua è inquinata”.
La brezza spaventata si fermò di colpo nell’aria, ma curiosa volle sapere la storia.
Il pesce raccontò delle acque dei fiumi inquinati e del mare di plastica, e dei pesci morti, avvelenati dal petrolio; la brezza fu colpita al cuore da questa storia, cosi salutò il pesce, che si rituffò nell’acqua avvelenata per andare a nascondersi sotto
il fango dei fondali; la brezza stava per andare ma poco distante sentì un cinguettio, si avvicinò e vide un passero ferito.
La brezza chiese: “Passero perché non voli?” “Sono ferito, quasi morto!”
Inorridita per tutte le tragedie intorno, se ne andò, ma era molto triste e così decise di andare a rifugiarsi dalle ingiustizie umane sulla montagna.
Era là sul monte che assaporava il silenzio senza dolore quando le passò accanto come un fulmine un agnello, che nella fuga sfidava ogni pericolo; la brezza lo rimproverò dicendo “Vai adagio, potresti cadere e romperti l’osso del collo”, ma
l’agnello senza fermarsi rispose alla brezza: “Scappo dall’uomo che se mi prende mi sgozza senza pietà”.
La brezza gli chiese, “Ma per quale motivo?”
L’agnello risponde con umile saggezza: “Dicono che il loro dio pretende la mia morte per togliere i peccati dell’umanità!”
e proseguì “Cosi ogni anno c’è la strage degli agnelli, mentre l’umano è più malvagio di prima.”
“Quanta menzogna e quanta violenza camuffata d’amore!” commentò la brezza.
A questo punto, avendo capito che la violenza e la guerra tra gli umani è dappertutto, ritornò sulla spiaggia.
Il sole si nascondeva mentre calava il tramonto, la tartaruga usciva dalle acque e si dirigeva sulle dune di sabbia. La brezza restò a guardare, era troppo stanca per domandare cosa facesse sulla spiaggia la tartaruga, e poi aveva già visto troppe ingiustizie e si era molto rattristata, cosi voleva solo un poco di pace.
Tuttavia ella restò ad osservare la tartaruga che dopo aver cavato una buca sulla sabbia depose una marea di uova, poi le ricoprì con la sabbia e se ne ritornò nel mare, e allontanandosi dalla spiaggia si coricò sull’onda e oscillando beata si faceva trasportare in alto mare. La brezza sospirò beata: almeno la tartaruga era felice.
All’improvviso però vide qualcosa che dal cielo scendeva in picchiata: era la colomba della pace, era ferita e aveva fame e sete, cosi si mise a bere l’acqua salmastra. Stupita chiese: “Ma tu bevi l’acqua salata?”
La colomba rispose: “Per carità no!”
“E allora?” replicò la brezza.
“Da anni purtroppo sono incatenata in uno di quei schifosi e meschini giochi umani, che mi hanno scelta come simbolo di pace: cosi nel nome mio fanno la guerra, per espandere il loro ego sulla terra.”
“Che brutta storia”, disse la brezza, e la colomba tristemente annui.
Si salutarono, e la brezza volò via, e mentre rifletteva sul tutto il male che aveva visto in un solo giorno decise di non fermarsi più, e da quel momento la brezza è sempre al lavoro ovunque sulla Terra, veloce tra le case e sfuggente per le vie accarezza i volti della gente, mentre continua il suo pellegrinaggio sfuggendo da ogni luogo ove c’è guerra, ingiustizia, violenza. Per questo la brezza è sempre in movimento!
