Voce Amerindia

Riflessioni

LA MIA OPINIONE

Sovente nella vita si è costretti a
mandare giù certi bocconi amari
pur di guadagnare due soldi, perché
ne hai bisogno, ma poi rimane
una cicatrice indelebile nel profondo
dell’anima; allora impari a dare il giusto
valore a chi se lo merita ed è forse per questo
che ho più rispetto per il povero, il lavoratore
piuttosto che per un generale, un politico, un
professionista o un intellettuale, dunque
avete capito, sono con quelli che se la sudano
con onestà la vita e che nella nostra società
vengono definiti perdenti.
Si siamo perdenti, per quelli che valutano l’uomo
in base a ciò che ha, io invece valuto le persone
per quello che sono, e ho scoperto che sovente
dietro ai brillantini si nasconde una
insopportabile puzza di disonestà, ipocrisia e
disumanità!

LA POESIA

La poesia è sintesi primaria
dell’arte, espressione profonda
d’amore universale.

Nella musica la poesia
si trasforma, i versi
diventano melodie.

In simbiosi con i passi
le note si trasformano in movimento
e dunque diventano danza.

Nella pittura la magia poetica
si completa nella cattura dei
colori deposti sulla tela.

Tuttavia l’artefice principale
della poesia è l’alchimia
della creatività dell’artista!

PRESIDENTE PRUDENTE

Sono nata in Presidente Prudente, nello stato di Sao Paulo, una città abitata da brava gente, la maggior parte trasferitasi in massa da Minas Gerais.
Come città è particolare, ha una grande piazza adiacente alla parrocchia di San Sebastiano, il santo patrono, con una grande fontana al centro: di notte la piazza viene illuminata e raggi colorati colpiscono l’acqua che sgorga e spruzza energicamente verso il cielo, è uno spettacolo!
Un’altra sua caratteristica è quella di essere divisa per “quadre”, dunque se vi trovate a dover girare per la città, come è successo a me dopo tanto tempo, e dovete chiedere informazioni vi sentirete dire “vai fino alla quarta quadra, gira verso…” e così via; nell’attimo ho avuto il disorientamento totale, ma dopo un poco, come per magia, tutto è diventato più semplice, come se conoscessi quella città da sempre, anche se ci ho vissuto poco più di un mese dopo la mia nascita, il tempo per far riprendere mia madre dal parto e per farmi battezzare nella Basilica di San Sebastiano. A dire il vero mia madre era andata appositamente a Presidente Prudente proprio perchè io potessi nascere sotto la protezione di San Sebastiano.
Subito dopo siamo partiti, destinazione: Paranà, l’ultima parte di foresta sopravvissuta nel sud del Brasile.
Era il 1949, e là sono cresciuta.
Un altro particolare che colpisce i prudentini come me è la sua acqua: salmastra, come se venisse dal mare. L’economia invece era basata più che altro sul terziario. Forse anche per questa loro diversità amo quella gente semplice, che con il silenzio sa esprimere la sofferenza con un misto tra diffidenza e cordialità, mentre nell’aria aleggia un’atmosfera quasi mistica, in grado di assorbire il rumore e il degrado umano avvolgendo nella quiete la città e ogni prudentino che indisturbato porta sul volto la fatica dell’arrancare nel presente, in cammino verso un futuro di cartapesta imposto dal consumismo della finanza globale, che ce lo impongono come se fosse civiltà e progresso.

VILLA GANDHI

Villa Gandhi giace distesa sotto il sole di una perenne estate, e al tramonto, quando il sole si nasconde all’orizzonte, la brezza l’accarezza e nella penombra la sua gente semplice, figli dell’ancestrale sofferenza, si abbandona nel mistico abbraccio sotto quel manto stellato, in attesa della luna che si innalza adagio e con i suoi raggi dipinge d’argento il tetto di ogni casa.
In questa magica atmosfera ho vissuto l’infanzia e l’adolescenza, forgiata dalla natura che avvolgeva tutti i dintorni.
Villa Gandhi nasce da otto piccoli nuclei familiari, uno dei quali era il mio, e nonostante le innumerevoli difficoltà crescevo felice nel paese, che guarda caso è stato messo sotto la protezione di San Sebastiano.
Ero felice tra gli alberi e gli animali che vagavano liberi nel loro ambiente naturale, ho conosciuto una miriade di speci animali: uccelli, rettili e insetti, ma a mano a mano che arrivavano i coloni gli alberi venivano abbattutti e gli animali uccisi uno ad uno prima ancora che fosse possibile accertare il loro nome e la loro utilità nell’ecosistema, con un danno inimmaginabile all’equilibrio dell’ambiente.
Crescevo mentre intorno a me vedevo cadere uno alla volta gli alberi secolari, compagni della mia infanzia abbattuti dai coloni, gente fuggita dalla mage, poveri e diseredati anche loro, e con loro molti avventurieri fuggiti dalla seconda guerra mondiale dopo essere stati sconfitti.
Potete immaginare con quale disprezzo e malvagità violentavano e uccidevano persone e animali, si divertivano ad uccidere ed è questo disprezzo per la vita la causa principale delle feriti indelebili che porto nell’anima.
La mia non è la storia di una violenza fisica sulla mia persona, ma il dolore dell’impotenza nell’assistere all’inumana malvagità di certi uomini sugli altri e sugli animali come fosse un passatempo.
In questo clima di terrore crescevo, fortunatamente, in seno ad una famiglia numerosa e unita in cui mancava il cibo ma abbondava l’amore e la condivisione verso la sofferenza della gente intorno a noi; in quel clima di violenza solo questo eravamo in grado di donare gli altri, ed è stata per me una grande scuola di vita.
Oggi Villa Gandhi porta su di sè i segni della violenza degli uomini sugli altri uomini, sulla natura e sulle sue creature, incorniciata in uno scenario desolato costituito da immense piantagioni di soia OGM che hanno portato ai vigandhini ulteriori difficoltà, privandoli del sostegno del lavoro nelle piantagioni di caffè, che nonostante lo sfruttamento era pur sempre l’unico mezzo di sussistenza. Piantagioni distrutte in cambio di un’economia di mercato che uccide i piccoli proprietari, declassa i paesi e sostiene lo sfruttamento della manodopera e l’avidità dei governanti, mentre l’umanità affonda inghiottita dalla fame e dalla disperazione.
Tuttavia per me Villa Gandhi rimane il luogo più suggestivo del mondo, dove la natura vive nei ricordi di coloro che non l’hanno dimenticata, mentre il sole continua ad illuminare quell’angolo di mondo e a riscaldare il cuore della sua gente, e la luna piena continua ad inviare i suoi raggi d’argento sulle case, e il vento continua a portare le notizie da mondi lontani, e nel tran tran di ogni giorno la gente si organizza per non morire di stenti e solitudine: nonostante tutte le difficoltà non hanno perduto nè il desiderio nè la voglia di riscattarsi e riprendere il cammino lungo la vita.

UNA STORIA COME TANTE

Era uno di quei giorni in cui nell’alzarsi dal letto ci sentiamo già stanche, e mentre ricapitoliamo le faccende giornaliere un dubbio terribile ci avvolge: ce la farò ad arrivare a fine giornata?
Era una mattina di queste.
Mi svegliai già stanca e come se il mio cervello fosse stato programmato, il mio sguardo andò subito a poggiarsi sul letto accanto al mio, dove immobile giaceva mio marito nella fase terminale di una triste e diffusa malattia. Aveva appena 46 anni.
Il mio pensierò di scatto volò alla stanza accanto, nella quale dormivano ancora i due figli: forse avevano già capito il dramma, tuttavia cercavo di nascondergli il triste e inevitabile epilogo.
La piccola era alle prese con l’ultimo anno di scuola media, mentre il più grande aveva la maturità; sentivo il peso enorme della responsabilità nell’incognita di un futuro che dovevo preventivare. Ero impotente, e per l’ennesima volta mi sentivo ingiustamente bastonata dalla vita.
Ero là, ancora coricata sul letto, con lo sguardo perso tra i colori sbiaditi della stanza, quando un fragile raggio di sole, filtrando dalle tapparelle della stanza, segnò un punto sul soffitto.
All’improvviso il raggio di sole si trasformò, e dinanzi ai miei occhi apparve una spirale che vibrava ruotando su sè stessa. Una luce celeste illuminò la stanza e mi trovai tra sogno e realtà: non ero in grado di capire se ero sveglia o se mi ero nuovamente assopita per quanto tutto ciò mi sembrava reale.
Mi ritrovai nella mia città, polverosa di un rosso vermiglio: le case erano tutte prive di finestre e porte, un silenzio profondo incombeva nell’aria e una fonte di luce mi riscaldava la pelle. Delusa e sola mi adagiai sotto l’albero di mango e restai ad ascoltare il fruscìo delle sue foglie accarezzate da una soave brezza.

IO SONO LA CORDIALITA?

Oggi è la giornata della vita consacrata.
Sono passati 48 anni da quando sono stata consacrata missionaria laica a servizio dell’umanità: queste sono state le parole pronunciate dal sacerdote che ha aggiunto: “Sarai più utile al mondo piuttosto che chiusa tra le quattro pareti di un convento”.
Già, perchè allora, a 17 anni, le mie spalle erano fragili e si piegavano sotto il peso della violenza e delle ingiustizie nel mondo, così dopo essere stata testimone mio malgrado di un’esperienza nella quale persero la vita tredici coetanei, avevo deciso di fuggire dal mondo.
Tutt’ora ringrazio la mia guida spirituale di quel periodo, che seppe capirmi e indirizzarmi lungo il percorso della vuota sofferenza, affinchè il mio cuore non la tramutasse in odio.
Da allora scelsi il perdono come rimedio per sanare l’anima mia ogni volta che mi piegavo a causa dell’ingiustizia.

SAGGEZZA TUPY!

Sin da piccola avevo un’ammirazione per tutto il cosmo ed i suoi fenomeni, e così ogni sera mi fermavo davanti a casa ad osservare il crepuscolo che con la sua ombra adagio avvolgeva tutto il villaggio.
Mi perdevo in quel mare di stelle che si illuminavano una alla volta nel firmamento, guardavo e contavo all’infinito quei puntini luminosi che nascevano dal nulla fino a diventare un manto sopra Villa Gandhi, e ad ogni sera mi si rivelava di nuovo il mistero!
Ogni giorno attendevo quel momento sublime, quando il cielo si trasformava in un arazzo di stelle sotto il quale mi sentivo protetta!
Spesso, nell’estasi di quei momenti, si avvicinava mia madre e con voce soave mi sussurrava: “Ogni volta che fai del bene a qualcuno sulla Terra, in cielo si accende una stella.”
Il mio cuore in quei momenti traboccava di felicità mentre pensavo… Quanto è buona e generosa l’umanità.
E oggi, nonostante io soffra per ogni violenza inflitta dagli uomini agli esseri senzienti, non sono capace di odiare il violento perchè sono certa che almeno per una volta nella loro vita hanno accesso in cielo la loro stella, che tutt’ora brilla per illuminare il loro cammino!

LA RUGIADA SONO GOCCE DI PERDONO CHE NELL’ALBA CADONO

La rugiada sono gocce di perdono che cadono!
In questa frase raccolgo il senso totale del mio vissuto
ad ogni risveglio allorquando il mio primo pensiero
è ringraziare per essermi rinata nell’alba di un novo giorno.

INCONTRO CON DIO

Delusa dall’indifferenza di questo mondo violento, partìi per andare oltre il silenzio, ove giace lo spirito.
Vidi il Dio pensieroso, seduto a testa china. Ciononostante gli dissi: – Dio, sono venuta a porvi un quesito, ma la vedo così triste…
Con lo sguardo severo di un padre, disse: – Sono deluso dall’umanità, ma prima di giudicarli vorrei conoscerli meglio. Secondo te – mi chiese – qual’è il posto migliore per osservarli da vicino?
Non sapevo cosa rispondere, e dissi: – Oh Dio mio, tu li hai creati a tua immagine, tuttavia ho sentito di un saggio che diceva: se Dio volesse nascondersi dagli esseri umani il posto migliore è nel loro cuore, ove giammai l’uomo verrà a cercarlo.
Dio ci rimase male, e disse: – A questo punto è molto meglio non sapere di cosa sono capaci gli uomini.
Con grande tristezza annuìi!

STUPIDITA’ UMANA

L’indio sa di appartenere al regno
animale e di essere figlio interconnesso
con la natura; ma la raffinata logica della
specie umana civilizzata pare non essersene
accorta e dunque, posseduta dall’ego
centrismo trascura un punto cruciale:
quando l’ultimo indio verrà ucciso, l’ultimo
animale catturato, l’ultimo albero abbattuto,
le acque inquinate, la terra coperta da un
mare di cemento e l’aria sarà diventata veleno,
solo allora forse si accorgeranno che la Terra
sta diventando un forno, dentro il quale perirà
carbonizzata l’intera umanità.